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TEMATICA 6

Page history last edited by Claudia Satta 6 years, 10 months ago

TEMATICA 6

Bullismo 

 

Il bullismo consiste in comportamenti aggressivi ripetitivi perpetrati da una o più persone nei confronti di una vittima incapace di difendersi. I ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e, dall’altra parte, la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti.  Le vittime sono selezionate per la loro condizione di diversità che può essere rappresentata dall’obesità (caso 6), dalla disabilità (caso 4), dalla timidezza e dalla diversità culturale (caso 2; vedi tematica 3). Nonostante la maggior parte dei soggetti non sia interessata ad assumere il ruolo del bullo, ci sono un certo numero di persone che intervengono comunque nella vicenda. Tali individui sono i cosiddetti “attendenti”, i quali tendono a prendere le parti del bullo.

Le principali caratteristiche che permettono di definire un episodio con l'etichetta "bullismo" sono l'intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive fino a divenire persecutorie (non basta un episodio perché vi sia bullismo) e l'asimmetria di potere tra vittima e persecutore. 

Il bullismo è un fenomeno che spesso viene associato esclusivamente all’infanzia e all’adolescenza, ma questa non è la realtà. Purtroppo questa forma di violenza si protrae anche nell’età adulta, in particolar modo in quegli spazi che caratterizzano la quotidianità di un adulto come il luogo di lavoro. Tra le forme più diffuse di bullismo sul lavoro è possibile trovare il mobbing (caso 5; vedi tematica 8), ovvero un’aggressione psicologica e morale, reiterata nel tempo da parte di più aggressori, i quali agiscono nei confronti della vittima con l’intento di nuocere alla salute della stessa. 

I comportamenti violenti che caratterizzano il bullismo sono i seguenti:

  • Offese, parolacce e insulti;
  • Derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare;
  • Diffamazione;
  • Esclusione per le proprie opinioni;
  • Aggressioni fisiche.
E’ possibile distinguere tra bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia).

Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo. Quest'ultimo è definito come un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi. Esso ha caratteristiche identificative proprie: il bullo può mantener l'anonimato, ha un pubblico più vasto e può controllare le informazioni personali della sua vittima. Questa, al contrario, non ha sempre la possibilità di vedere il volto del suo aggressore e può avere una scarsa conoscenza circa i rischi insiti nella condivisione della informazioni personali su internet. Proprio per queste maggiori difficoltà da parte della vittima, talvolta essa può arrivare a compiere atti davvero tragici. Il cyberbullismo è un fattore presente in alcuni suicidi, ma quasi sempre ci sono altri fattori come la malattia mentale o la presenza di altre forme di bullismo, come quello faccia a faccia. Il cyberbullismo in genere rientra nel contesto del normale bullismo; non caratterizza solo gli adolescenti, anche gli adulti risentono di tale fenomeno, in particolare sul luogo di lavoro.

Altra forma di bullismo è quello omofobico che consiste nella messa in atto di comportamenti violenti ai quali una vittima viene ripetutamente esposta. Questi comportamenti sono l’esclusione, l’isolamento, la minaccia, gli insulti e le aggressioni da parte del gruppo dei pari, dove gli aggressori o “bulli” si servono dell’omofobia e del sessismo come arma di attacco. La vittima sarà squalificata e de-umanizzata. Si tratta di contesti in cui possono trovarsi i giovani gay, lesbiche, transessuali o bisessuali, ma anche qualunque persona che sia recepita o rappresentata fuori dai modelli di genere “normativi”. Nella cornice omofobica l’omosessualità diviene un qualcosa da denigrare e questo viene fatto attraverso varie forme di violenza perpetrate nei confronti delle persone omosessuali (caso 1): i tipi di comportamento adottato variano dalle aggressioni fisiche (spinte, calci, mozziconi di sigarette spenti sul corpo) fino all’esclusione sociale, che in diversi casi si è dimostrata più efficace di quella fisica. 

Essere vittime di episodi di bullismo da bambini è spiacevole nell’immediato, ma costituisce un fattore che aumenta il rischio di sviluppare diverse tipologie di disturbo oltre che nell’infanzia e nell’adolescenza anche nell’età adulta. Per coloro che invece hanno caratterizzato il loro passato esclusivamente con il ruolo di bullo vi sarebbe un maggior rischio di sviluppare un disturbo antisociale della personalità.

 

 


 

 



 

 

 

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